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Bordeaux e le DOC italiane. E’ ora di rimuovere ettari?

E’ di pochi giorni fa la notizia che a Bordeaux si sta ipotizzando di applicare una riduzione degli ettari per un numero compreso tra gli otto e i dieci mila. E’ come se in Italia decidessimo di togliere il quantitativo di vigneti dell’intera DOC Valpolicella. Una scelta importante, che si colloca in un momento storico molto diverso rispetto al precedente europeo, che ha visto l’estirpo di quei vigneti che erano destinati a produzioni di bassa qualità.

In questo caso in gioco è il prestigio della denominazione, che sta scendendo, così come i prezzi. Tutto questo quando in “casa” si ha una Borgogna che invece sta avendo un trend del tutto opposto.

Una notizia che a mio avviso è passata molto in sordina in Italia ma che mi ha fatto riflettere molto, da ex donna di Consorzio.

I Consorzi possono fare qualcosa?

Ad oggi infatti i Consorzi non dispongono di strumenti efficaci per il controllo dei prezzi sul mercato. Vi sono o la riduzione delle rese o la campagna di distillazione. La problematica di queste decisioni è che sono trasversali e spesso vanno a colpire indistintamente tutti i produttori del sistema, anche quelli che magari non hanno problemi a smaltire le giacenze o a mantenere livelli di prezzo adeguato. Sperequazione importante quindi nelle denominazioni, e che ha il solo compito di far galleggiare i prezzi ma non di modificarli in senso positivo.

La domanda, un po’ provocatoria è quindi. Le DOC sono ancora necessarie o sono uno strumento da revisionare in toto? Questa domanda richiederebbe un trattato di qualche centinaia di pagine, raccogliendo opinioni pro e contro. La mia semplice risposta può essere sì, se bisogna difendere la qualità e limitare le produzioni, ma in questo momento sono in grado di farlo?

Non mi voglio addentrare troppo nel merito ma faccio solo dei ragionamenti aperti. Con l’attuale crisi, economica ed energetica, di cui a mio avviso siamo solo ai primi timidi inizi, un bene non necessario come il vino continuerà questo trend di crescita?  Tutte le migliaia di ettari che abbiamo piantato per accontentare una GDO che fagocita e non restituisce reddito dignitoso agli agricoltori, hanno un senso logico? 

Come si può intervenire?

La potenza attuale di alcune denominazioni, in termini economici e in peso politico ha fatto perdere di vista alcuni valori fondamentali come la preservazione dell’ambiente, la storicità delle produzioni e delle aree di produzione. Inoltre, esiste dalla notte dei tempi un concetto che probabilmente il mondo occidentale ha dimenticato e che si chiama diversificazione delle produzioni. Questo principio nasce per evitare storture di mercati o per non rimanere troppo col fianco scoperto in caso di shock come quello che stiamo vivendo.

Quindi ben venga l’estirpo se accompagnato da una politica compensatoria adeguata, non in termini meramente economici ma anche ambientali. Al posto del vigneto, pannelli solari o altre culture sia a fusto alto che basso, per compensare quello che in futuro mancherà e che può essere piantato in un determinato clima. Dovrebbero farlo anche in Italia, soprattutto nella mia regione. E forse impareremmo a vivere in un mondo agricolo migliore.,

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