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Era da diverso tempo che desideravo visitare Tenuta San Leonardo. Solo una volta avevo potuto assaggiare i loro vini e ne ero rimasta piacevolmente colpita ma, sebbene l’azienda si trovi a meno di 50 chilometri da casa, mi ci è voluto parecchio per trovare il giorno giusto.
La storia di Tenuta San Leonardo è molto antica. Si narra che il monastero dei Frati Crucensi, ora trasformato in cantina, sia stato costruito in onore a una scultura dedicata al santo protettore dei prigionieri. Da sempre luogo di confine tra due mondi come quello Mediterraneo e quello continentale, questa azienda per la sua posizione sembra distendersi tra il rigore stilistico d’oltralpe e la calda accoglienza del sud e un po’ questa sensazione la si ha anche nell’assaggio dei vini.
Oggi Tenuta San Leonardo conta, nella Tenuta di Avio, 30 ettari a varietà francesi: Cabernet Sauvignon, Merlot e Carmenère, mentre recenti acquisizioni sono state fatte in Val di Cembra, per l’allargamento della linea ai bianchi e al Trento DOC.
Le barbatelle vengono portate nell’azienda già dall’800 ma è solo all’inizio degli anni 80 del secolo scorso che, grazie al Marchese Carlo Guerrieri Gonzaga che nasce il primo Tenuta San Leonardo, che ha avuto tra i suoi creatori anche il grande Giacomo Tachis. Ben presto esso è diventato un vino iconico per l’Italia sebbene non prodotto con uve autoctone, ma che gioca a rimpallo con la costa di Bolgheri in questa esaltazione delle varietà bordolesi. Devo dire che rispetto a quanto assaggiato a Bolgheri, la differenza climatica è assolutamente percettibile, sia al naso che non è intenso come Bolgheri ma la tensione palatale è di un livello sopraffino. E qui ritorna il rigore che surge in eleganza, vini signorili in cui il varietale viene lasciato dominare per le sue caratteristiche, rendendoli quasi didattici per la loro variabilità e nettezza stilistica.
1.
Terre di San Leonardo 2019 – 50% Cabernet
Sauvignon, 40% Merlot, 10% Carmenère
Maturazione in barrique e grande botte per 18 mesi con le
varietà tenute separate, assemblato successivamente in cemento. Profondo nel
colore, con note di ribes nero, mora selvatica, ciliegia rossa, violetta,
abbracciate al legno che è discreto con note di cioccolato fondente e caffè. Un
bel tannino presente è ben integrato con l’alcol e l’acidità. Mostra una buona
concentrazione di frutta nera e un distintivo carattere di tipicità dato dal
ribes nero. La complessità e buona, il frutto preserva comunque un carattere
fresco mentre vi è una buona integrazione del legno. E’ un vino che
tranquillamente, per la trama tannica e la freschezza, ha ancora un po’ di vita
davanti. Very good
2.
Villa Gresti 2018 90% merlot 10% carmenère
Eccoti qua il merlot con il suo carattere, se vogliamo,
piacione. Qui si è voluto giocare sulla barrique di primo passaggio per seguire
questo carattere dl vitigno. Un naso di buona intensità con note di prugna,
ciliegia matura e una buona balsamicità. Evidenti le note vanigliate del legno
nuovo. Le note fruttate sono comunque integrate con una buona acidità, ma non
l’alcol che risulta poco integrato e un po’pungente, probabilmente per
questioni di gioventu’. Il finale è lungo e con una piacevole nota di prugna
che chiude il sorso. Very good
3.
San Leonardo 2017 30% Carmenère, 10% Merlot, 60%
Cabernet Sauvignon
Il re c’è e si sente. Sebbene di un’annata non considerata
eccezionale, l’intensità e l’eleganza con cui si presenta è di tutto rispetto.
Note floreali, dalla viola alla rosa disidratata, sono ben accompagnate dalla
frutta nera, il ribes prima di tutto e un’intrigante nota di sottobosco che ne
aumenta la complessità. Il legno è perfettamente integrato e qui il varietale
si esprime in tutta la sua tipicità nella parte palatale con tannini e acidità
alte, ben bilanciate dalla nota alcolica che non è eccessiva. Il finale è
lungo, complesso con l’acidità che ritorna e fa da spina dorsale a tutto il
sorso. Outstanding